lunedì 28 aprile 2008

IO NON SCORDO !!!


Il 13 marzo 1975, verso le ore 13, Sergio Ramelli, mentre stava rientrando a casa, veniva aggredito da alcuni giovani armati di chiavi inglesi: il ragazzo, dopo aver tentato disperatamente di difendersi proteggendosi il capo con le mani ed urlando, veniva colpito più volte e lasciato a terra esanime. Alcuni passanti lo soccorrevano e veniva ricoverato al reparto Beretta del Policlinico per trauma cranico ferita lacero-contusa del cuoio capelluto con fuoriuscita di sostanza cerebrale e stato comatoso. Nelle settimane successive alternava a lunghi periodi di incoscienza brevi tratti di lucidità e decedeva il 29 aprile 1975.

Il ragazzo è stato sottoposto al Policlinico ad un intervento chirurgico durato cinque ore, nel corso del quale i medici gli hanno ricostruito una parte della calotta cranica e della membrana cervicale. Al termine Sergio Ramelli è stato trasportato nel reparto rianimazione con prognosi riservatissima. Sergio Ramelli era un ragazzo di 19 anni, con buoni voti a scuola, che giocava in una squadra di calcio all'interno del quartiere dove abitava. Non si era mai reso colpevole di alcuna colpa: non aveva picchiato nessuno, non aveva fatto "sgarbi" ai suoi attentatori o ad altri ragazzi di idee politiche diverse dalle sue. La sua unica colpa era quella di essere iscritto al Fronte della Gioventù. I suoi attentatori non lo conoscevano neppure: per colpirlo, avevano avuto bisogno di vedere una foto consegnata loro da un compagno di scuola di Sergio. Agirono esclusivamente accecati dall'odio, imbevuti di direttive e di ideologia. Solo nel 1985, gli assassini furono individuati e processati.
Sei mesi esatti dopo la morte di Sergio Ramelli, quando sembrava già di aver toccato il fondo di ogni aberrazione nella violenza politica, arriva da Roma un'altra notizia shock.

E' il pomeriggio del 29 ottobre 1975 quando un gruppetto di ragazzi si accinge ad aprire, come tutti i pomeriggi, la sezione Prenestino del MSI in via Erasmo da Gattamelata. Stanno chiacchierando voltando le spalle alla strada quando arriva un'auto, un finestrino si abbassa, ne esce la canna segata di un fucile che esplode pochi, rapidi colpi, centrando in pieno il gruppo di ragazzi. La micidiale scarica di pallettoni uccide sul colpo Mario Zicchieri, studente-lavoratore di 16 anni e ferisce Mario Lucchetti... 15 anni.

Così, sulla scena "politica" fa la sua comparsa per la prima volta il fucile a canne mozze di chiaro ascendente mafioso e la vile strategia omicida che ricorda i gangster americani degli anni 30. Ma l'azione (lo si scoprirà quindici anni dopo a seguito delle confessioni dei brigatisti Seghetti e Morucci) era stata studiata a tavolino "per incutere timore ai militanti di destra i quali, nonostante le ripetute aggressioni subìte, non davano segni di cedimento".

ZECCHE ROSSE I CAMERATI NON SCORDANO MAI.......

sabato 26 aprile 2008

SERGIO RAMELLI


QUEI MALEDETTI PORCI

Sergio era un ragazzo come me, come noi, come tanti...ma all' epoca era uno che si distingueva dal quel conformismo rosso, da quella gentaglia che uccideva in nome di uno stupido, ipocrita e falso ideale...lui viveva i suoi diciott' anni giocando a calcio, andando a scuola, amava la vita Sergio, immaginava il suo futuro con la sua donna e i suoi figli, amava la sua famiglia, la sua casa, la sua Patria... per questo l' hanno barbaramente ammazzato, per questo! Un tema assegnatogli in classe, dove lui esprime sdegno verso gli omicidi delle BR, segnò l' inizio della sua fine. Umiliato da amici e professori, picchiato ingiustamente, costretto a cambiare istituto, deriso e umiliato x strada, minacciato continuamente! Era un "lurido fascista", un cancro da estirpare, un nemico da abbattere. Nessuno mosse un dito a favore di Sergio, nemmeno le autorità scolastiche, che addirittura lo espulsero dall'istituto, ne la stampa, la magistratura, quanto meno la polizia, nessuno fece nulla! Era il 13 marzo 1975, ore 13 circa. Sergio era sotto casa e stava assicurando con una catena il suo motorino, quando viene aggredito, ovviamente alle spalle, da due schifosi individui che gli spappolano il cranio a colpi di chiave inglese, mentre cerca di scappare inciampa proprio sul suo motorino e continua la barbaria, colpi in testa, sul corpo, dovunque potessero colpirlo...aveva 18 anni Sergio! Portato al''ospedale perirà dopo 47 giorni di agonia. Ma chi erano i maledetti bastardi? Sporchi, schifosi, porci, cioè comunisti, gentaglia della peggior specie, che uccisero il nostro Sergio solo in nome dell'odio politico. La cosa di cui mi vergogno è che erano studenti di medicina, quella facoltà a cui oggi io sono iscritto! Il commando era in realtà composto di 10 persone, che non lo conoscevano nemmeno, tant' è che usarono una foto segnaletica scattatagli addirittura in classe da un suo compagno. Sergio non ebbe scampo, Sergio fu preso alle spalle, Sergio è un martire! Non fù nemmeno possibile celebrare un funerale dignitoso, fù proibito il corteo funebre (il ricatto della violenza rossa). Cosa ancor più grave è che nessuno dei suoi aggressori provò il benchè minimo senso di orrore, o di pentimento. Continuarono a pestare camerati, ad assaltare a bar e a commettere crimini, tanto la polizia e la magistratura erano dalla loro e non mossero un dito per cercare gli autori del delitto di quel ragazzo scomodo qual' era Sergio Ramelli. Solo per caso, circa 10 anni dopo, nel corso di un processo nei riguardi di Prima Linea, vennero a galla dei pentiti che accusarono Avanguardia Operaia come responsabili dell' omicidio Ramelli. Vennero fuori nomi anche importanti, quali quelli di esponenti politici di spicco, i quali furono arrestati e confessarono. Ancora oggi si combatte per la memoria di Sergio, a Como dove una strada è intitolata a lui, c'è ancora qualche lurido comunista che si diverte a rompere la targa della strada a suo nome e sò che Gioventù Identitaria (gruppo di Azione Giovani), onorevolmente si impegna alla sostituzione a alla risistemazione della stessa, questi giovani combattono per la memoria di Sergio Ramelli e vanno onorati...Grazie ragazzi! Scrivendo questo post mi sono commosso, scrivo con le lacrime, perchè oggi non è ancora stata resa giustizia a quei camerati come Sergio, Paolo, Franco, Francesco e tanti altri che sono stati vittime di quello sporco ideale comunista assetato di sangue e bugie, quell'ideale che ancora oggi nasconde, mente, giudica, denigra, omette fatti storici e uccide, questi sono i nostri "amici" comunisti. Sono fiero di essere un vostro successore, sono fiero che nel Fronte della Gioventù, di cui ho fatto parte, abbiano militato uomini come voi... ONORE AI NOSTRI MARTIRI.

Per non dimenticare.... GLORIA A SERGIO RAMELLI !!!


HO POCO DA COMMENTARE... LA NEFANDEZZA ITALICA IN MERITO AL 25 APRILE ... MI LASCIA SEMPRE PERPLESSO.... QUANDO VEDO SVENTOLARE BANDIERE ROSSE CON FALCE E MARTELLO.... T SHIRT DI QUEL CRIMINALE DELL' ERNESTO ... MI VIEN MALE....
I GIOVANI DI OGGI SEMPRE PIU' ALLO SBANDO INDOSSANO LA KEFIAH CON VESTITI DA 2000 EURO.... ORMAI ESSERE COMUNISTA ALTERNATIVO E' SOLAMENTE UNA MODA.... UNA MODA CHE CI FA DIMENTICARE I MORTI... UNA MODA PER DAR VOCE A QUEL COGLIONE DI GRILLO... UNA MODA PER DIMENTICARCI DI CHI E' CADUTO.....

TRA TRE GIORNI CADE L'ANNIVERSARIO DI SERGIO RAMELLI
SERGIO NON TI DIMENTICHEREMO MAI !!!

SERGIO RAMELLI 29 Aprile 1975-29 Aprile 2008.
Trent’anni,caro Sergio. Trent’anni che abbiamo vissuto,in cerca di un sogno. Trent’anni che a Te sono stati rubati,senza un perché.
Perché ricordarsi ancora di Sergio ? Perché i giovani conoscano un passato recente dell’Italia nata dalla resistenza durante il quale migliaia di giovani bollati come fascisti e picchiatori, furono in realtà vittime dell’odio insegnato ai figli dai padri ancora non sazi del sangue del 1945 e da cattivi maestri che tale odio coltivavano ed insegnavano. Perché tale odio oggi non ritorni e consegni le Tre Guerre Civili Italiane finalmente alla storia. Anche se,purtroppo, ancora oggi c’è chi plaude a chi lancia cavalletti ed inneggia agli assassini di Nassirya. E c’è chi urla, come il 25 aprile di quest’anno a MILANO. LA NOSTRA CITTA' CARO SERGIO .
Erano gli anni di “Uccidere un fascista non è reato” o di “Se vedi un punto nero spara a vista:o è un Carabiniere o è un Fascista”, ma anche di “Ora e sempre,resistenza !”. Erano gli anni non certo “formidabili” come qualcuno ha invece scritto . E dove purtroppo “la meglio gioventù” ghettizzava altra gioventù.
Erano gli anni in cui una famiglia normale fu colpita da una tragedia immane.
Sergio era nato il 6 luglio 1956,undici anni dopo la fine della guerra.
Giocava al pallone e tifava Inter. Gli piaceva Celentano. Portava i capelli lunghi e non amava il barbiere.Aveva un motorino,un Ciao . E si iscrisse all’Istituto Tecnico Molinari a Milano perché amava la matematica e la chimica. Anzi,avrebbe voluto laurearsi in chimica. Era bravo,e spesso passava i compiti ai compagni di scuola; generoso, allegro, mai uno screzio.
Aveva una ragazza, Flavia.
L’ultimo anno di scuola si venne a sapere che Sergio era di Destra,che frequentava il Fronte della Gioventù ed il MSI. E fu l’inizio di un calvario.
Come risulta dagli atti del processo contro i suoi assassini,Ramelli fu più volte prelevato a forza dalla sua classe e minacciato.
In seguito, in data 13 gennaio 1975 venne circondato in strada da 80 studenti e costretto a cancellare alcune scritte apparse sui muri del Molinari.
A scuola scrisse un tema contro le Brigate Rosse:e questo fu la sua condanna.
A fine gennaio il fratello Luigi,scambiato per Sergio,fu aggredito da due giovani con chiavi inglesi.
Il 3 febbraio ,mentre si recava a scuola col padre per presentare domanda di trasferimento ad altra scuola, venne costretto a passare nel corridoio dell’istituto tra due file di “compagni”, venne insultato e colpito, tant’è che svenne. Il Preside ed alcuni professori che scortarono padre e figlio fino all’uscita,vennero a loro volta malmenati.
Il 9 marzo Sergio e Luigi vennero assediati per mezz’ora in un bar di viale Argonne da una ventina di “bravi ragazzi” con bandiere rosse.
Anche un altro giovane di Destra del Molinari,Claudio N.venne picchiato e costretto al ritiro.
Infine, a coronamento del tutto, alle ore 13 del 13 marzo 1975, mentre appoggiava il motorino in Via Paladini , la vile aggressione: il “cosiddetto” servizio d’ordine della Facoltà di Medicina di Avanguardia Operaia lo circondò e lo colpì sulla testa con grosse chiavi inglesi, quelle Hazet 36 (fascio dove sei?, diceva un altro slogan) allora tristemente famose.
Ricoverato al Policlinico, alternò momenti d’incoscienza a brevi momenti di ripresa, fino a morire il 29 aprile.
Mentre Sergio era in coma, anche Luigi venne nuovamente minacciato. Il giorno prima della morte ci fu un corteo di “antifascisti” sotto casa Ramelli, con scritte e manifesti pieni di minacce.
Poi ci furono funerali quasi vietati, con i partecipanti costretti ad arrivare alla spicciolata, tutti fotografati dai compagni per un vero schedario che venne ritrovato mesi più avanti; il corteo impedito,il consigliere comunale missino Staiti ed alcuni ragazzi fermati dalla polizia, altri spintonati, un prete minacciato d’arresto perché protestava.
Questa la storia di allora:poi vi fu un processo dove gli assassini furono tutti condannati. Brave persone,si diceva . Certo, chi studiava Medicina come faceva a sapere l’effetto di una Hazet 36 calata con forza ripetutamente su una testa ? Ora sono tutti fuori,brave persone,con famiglia e figli….
Ed ora finalmente oggi, 29 aprile 2005 i giardini pubblici ,tra via Bronzino e via Pinturicchio della Sua, della mia Milano, saranno a Lui dedicati. Anche se c’è ancora molta gente che odia e che scrive sui muri, oggi come allora , ”Tutti i fascisti come Ramelli,con una riga rossa tra i capelli”…
Gente che ancora insegue chissà cosa, come alcuni partigiani che in questi giorni hanno distribuito in alcune Scuole Medie adesivi con sopra scritto “ora e sempre resistenza”. Fieri dell’Italia che costruirono. A loro dedico le parole dette da un religioso che portava il fazzoletto azzurro dei Volontari della Libertà alla vista dei Funerali Negati a Sergio: ”Non è questa l’Italia per la quale ho combattuto: questa non è un’Italia né LIBERA né DEMOCRATICA”.
Addio Sergio, Tu che conosci la Vera Pace in Cristo, prega per questa povera Patria insieme a tanti altri Camerati caduti in quegli anni ’70 ed a quei ragazzi che cercarono di salvare l’Onore della Patria dopo l’ 8 settembre.
A noi, sopravissuti di quell’era, resta il Tuo Ricordo e l’incarico di raccontare sempre questa tragedia di un giovane normale colpito da un odio senza perché.

ONORE A SERGIO RAMELLI !!

mercoledì 23 aprile 2008

Petizione popolare.... FUORI TUTTI !!!!



PETIZIONE POPOLARE URGENTE
STOP IMMIGRAZIONE
FRONTIERE CHIUSE PER 5 ANNI
PREMESSO CHE:
· SOLO CON LA LEGA NORD AL GOVERNO E’ STATO POSSIBILE METTERE UN FRENO ALLE LEGGI (TURCO - NAPOLITANO)
CHE DA ANNI PERMETTEVANO UN’IMMIGRAZIONE INCONTROLLATA;
· CON LA LEGA NORD AL GOVERNO, L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE BOSSI-FINI RAPPRESENTO’ UN PRIMO,
FONDAMENTALE, PUNTO FERMO PER PORRE UN FRENO ALL’IMMIGRAZIONE SELVAGGIA: L’OBBLIGO, PER CHI VUOLE
VENIRE NEL NOSTRO PAESE, DI AVERE UN CONTRATTO DI LAVORO;
CONSIDERATO CHE:
· IL GOVERNO PRODI HA FATTO RETROMARCIA, RIAPRENDO LE PORTE AD OGNI TIPO DI IMMIGRAZIONE, METTENDO IN
DISCUSSIONE LA BOSSI – FINI E SOPRATTUTTO NON APPLICANDO LA MORATORIA (CHE TUTTI GLI ALTRI GOVERNI
EUROPEI, DI DESTRA E DI SINISTRA, HANNO INVECE OPPORTUNAMENTE APPLICATO) NEI CONFORONTI DELLA ROMANIA;
· IL GOVERNO PRODI, INOLTRE, VOTANDO L’INDULTO (CHE SOLO LA LEGA NORD NON HA VOTATO, NE’ ALLA CAMERA NE’
AL SENATO) HA RIMESSO IN LIBERTA’ MIGLIAIA DI DELINQUENTI, MOLTI DEI QUALI (IL 70 % CIRCA) DI PROVENIENZA
EXTRACOMUNITARIA;
· LO STESSO GOVERNO PRODI, ACCORTOSI SOLO OGGI DI AVERE MINATO LE CONDIZIONI MINIME DI SICUREZZA CHE
DOVREBBERO GARANTIRE LA CONVIVENZA IN UN PAESE CIVILE, SI STA SPACCANDO ANCHE SU QUESTO TEMA;
CONSIDERATO INFINE CHE:
· LA BOSSI-FINI NON PUO’ BASTARE DA SOLA PER DIFENDERE IL PAESE DA QUELLA CHE ORMAI STA CHIARAMENTE
CONFIGURANDOSI COME UNA VERA E PROPRIA INVASIONE;
· DALLE CRONACHE QUOTIDIANE EMERGE UN CLIMA DI INCERTEZZA PER CUI I CITTADINI NON POSSONO PIU’ SENTIRSI
SICURI NEMMENO A CASA PROPRIA

martedì 22 aprile 2008


In una scuola a Napoli
Temi choc: «La Camorra ci protegge»
«C'è gente che odia la camorra, io invece no, anzi a volte penso che senza la camorra non potremmo stare»

NAPOLI - «La camorra ci protegge, e se qualcuno vuole farci male i clan ci difendono». Parole scritte, secondo quanto pubblica il quotidiano Il Mattino, in un tema in classe da una alunna di 13 anni della scuola «Salvo D'Acquisto» di Miano, periferia nord del capoluogo campano. «Quando esco - scrive un coetaneo - vedo nel mio quartiere grandi mappaglie di persone che spacciano, ma a noi della zona ci proteggono». Temi scritti nella stessa scuola in cui è stato realizzato un fotoromanzo anticamorra. «Nel mio quartiere vedo di tutto, come droga, spacciatori ecc., ma non mi spavento. Noi cittadini siamo abituati - scrive un terzo alunno - C'è gente che odia la camorra, io invece no, anzi a volte penso che senza la camorra non potremmo stare, perché ci protegge tutti, pure il fatto che che tutti pagano il pizzo non è giusto, ma chi paga resta protetto». «Se qualcuno di un'altra zona avesse l'intenzione di farci del male o di ricattarci - scrive ancora la tredicenne - loro ci difendono, ma se c'è tra loro una discussione non guardano in faccia proprio a nessuno e ci vanno di mezzo persone innocenti».

LA DROGA - Temi che mostrano, fra l'altro, una vera conoscenza del fenomeno: «La camorra a Miano c'è e noi la conosciamo bene - scrive un altro ragazzino - perché si svolge tutto davanti a noi, come per esempio a spacciare la droga che è una cosa che noi vediamo tutti i giorni. Molti ragazzi cominciano a spacciare a 13 anni, diventano più importanti, e una volta che ci sei entrato non ne esci più e se provi a uscirne vieni ucciso».

IL RETTORE - Padre Fabrizio Valletti, rettore gesuita della chiesa Santa Maria della Speranza di Scampia, commenta così questi temi: «Non mi meraviglia. Sono elaborati del vissuto giovanile. Il sistema criminale di cui parliamo fornisce risposte concrete, spesso garantisce stabilitá economica e punti di riferimento territoriali. Bisogna partire da queste analisi, per moltiplicare punti di aggregazione e centri di formazione permanenti nelle aree di periferia». L'istituto per la verità è lo stesso dove i ragazzi hanno realizzato un fotoromanzo anticamorra per dire no alla criminalità e alle violenze striscianti che spesso subiscono solo perché studiano nel quartiere.

SENZA PAROLE..... E POI NON MI DITE CHE NON CI VORREBBE IL REGIME.....
ROMANAMENTE SALUTO.

lunedì 21 aprile 2008

ALEMANNO..... ABBANDONA FINI PER FAVORE....


Alemanno: «La mia croce celtica
è solo un simbolo religioso»
«E' stata benedetta sul Santo Sepolcro. Apparteneva al mio amico Paolo Di Nella prima di essere ucciso»

ROMA - «La croce celtica che porto al collo è stata benedetta sul Santo Sepolcro ed è un simbolo religioso e cristiano. Non è nulla dal punto di vista politico». Così Gianni Alemanno, candidato sindaco di Roma per il Pdl, ricordando il viaggio del 2003 in Israele, ha chiarito la questione relativa alla celtica che porta al collo, al centro di diverse polemiche negli ultimi giorni. Tra le quali quella di Storace: «Non sono io a portare la croce celtica, ma Alemanno, e non ne fa mistero». «Questa celtica - ha concluso Alemanno - era quella portata da Paolo Di Nella prima di essere ucciso. Paolo era un mio amico e la porto anche per questo».
GIANNI E' SEMPRE STATO UNO DI NOI... NON HAI MAI TRADITO I NOSTRI IDEALI.... SOLO UNA DOMANDA MI PONGO.... COME PUO' UN PERSONAGGIO POLITICO DI COTANTO SPESSORE STARE ANCORA INSIEME AL RABBINO FINI ?

Basta stupri.... Basta rumeni !!!!!


L'uomo aveva accoltellato e stuprato una studentessa tre giorni prima a roma
Il romeno aggredisce anche la psicologa
Joan Rus, in carcere, s'è scagliato contro la donna. Fermato dalle guardie e messo in isolamento
ROMA — Deve odiare molto le donne, Joan Rus, il romeno che tre giorni fa ha accoltellato e stuprato M.S., la studentessa universitaria del Lesotho. Giovedì notte, appena entrato a Regina Coeli, s'è scagliato anche contro la psicologa del carcere, ha tentato d'aggredirla, ma le guardie del penitenziario l'hanno fermato in tempo, immobilizzato e rinchiuso in cella d'isolamento, dove adesso è sorvegliato a vista, giorno e notte. Su di lui pendono le accuse di tentato omicidio, sequestro di persona e violenza sessuale. Gli inquirenti ritengono ormai di avere in mano «un quadro di prove schiacciante». Nei campi della Storta, ieri, dopo l'ultimo sopralluogo, i carabinieri hanno trovato anche il fazzoletto sporco di sangue con cui il romeno aveva pulito il coltello a serramanico che ancora impugnava al momento dell'arresto. Le analisi sulle impronte, molto probabilmente, finiranno per inchiodarlo. Adesso per lui si profila il giudizio immediato: il pubblico ministero Erminio Amelio sembra orientato a chiedere un processo in tempi rapidi, così come accadde già per un altro romeno, Nicolae Mailat, l'assassino della signora Giovanna Reggiani, selvaggiamente aggredita il 30 ottobre scorso a Tor di Quinto. Joan Rus, originario di Tarnaveni, provincia di Mures, Romania centrale, era arrivato a Roma a gennaio. Senza tetto né legge, si era accampato in una delle baracche fatiscenti vicino alla stazione ferroviaria della Storta, dov'è avvenuto lo stupro. In Romania era già stato in carcere tre volte con l'accusa di furto, ma mai prima d'ora nel suo curriculum penale risulta avesse usato un'arma.

I DUE «ANGELI» - Intanto, si sono materializzati i «due angeli» che giovedì notte, passando per caso in auto vicino al campo dove si stava consumando la violenza, hanno visto la scena e avvisato i carabinieri. Era stata M.S. la ragazza africana, sabato scorso all'ospedale San Filippo Neri, a chiamarli così («Vorrei incontrarli, vorrei ringraziarli, se sono ancora viva è tutto merito loro», aveva detto la ragazza). I due italiani, un meccanico di 53 anni e un tecnico di computer di 31, ieri mattina avrebbero voluto farle visita, ma i medici hanno preferito rimandare l'incontro. «Passavamo di lì per caso quando io e il mio amico abbiamo visto una donna in mutandine e reggiseno ha raccontato il meccanico - . Poi ci siamo accorti che c'era un uomo che con un braccio copriva la bocca alla ragazza. All'inizio abbiamo avuto paura e siamo saliti in macchina, ma poi siamo andati a chiamare i carabinieri. Adesso vorremmo solo vedere un sorriso sul volto di quella povera studentessa. Ma non ci sentiamo per niente angeli o eroi, abbiamo solo fatto il nostro dovere». Infine, ecco M.S. che lentamente si sta riprendendo e alla fine della settimana, forse, sarà dimessa. Al Tg1 ieri sera ha dichiarato: «Non lascio Roma, voglio continuare la mia vita com'era prima di questo incubo, continuerò a studiare, tra pochi mesi finirò il master in economia e non sarà nessun criminale a cambiare i miei progetti».

CONSIDERO LA VIOLENZA SESSUALE UN ATTO BECERO.... UN ATTO DA VILE DA PAVIDO... DA PUSILLANIME.... CONSIDERO GLI EXTRACOMUNITARI CHE DELINQUONO E CHI ANCORA LI DIFENDE IN ITALIA... PERSONE CHE NON MERITANO DI SVEGLIARSI IL MATTINO DOPO....

ORA POTERE ALLA LEGA.... POTERE A CHI ANCORA VUOLE DIFENDERE QUEL BRICIOLO DI DIGNITA' UMANA.....
ROMANAMENTE SALUTO

venerdì 18 aprile 2008

IN ALTO I NOSTRI CUORI !!!!


CARISSIMI CAMERATI,
E’ IL MOMENTO DI RIMETTERCI IN MARCIA. NON C’E’ TEMPO PER PENSARE.....
ALZIAMOCI, ARMIAMOCI, ANDIAMO!
NESSUNA INDECISIONE, NESSUN RIMPIANTO, NESSUN TIMORE.
NELLA FREDDA OSCURITA’ DEL MATTINO VEDIAMO LA NOSTRA STELLA INDICARCI IL CAMMINO; SAPPIAMO CHE SOLO POCHI SGUARDI NOBILI VEDRAN L’AURORA, E NOI SAREMO TRA QUESTI.
NON CI ILLUDIAMO: IL GIORNO E’ ANCORA LONTANO, MILLE OSTACOLI CI ATTENDONO ED I FILISTEI GIA’ GHIGNANO VEDENDO COPIOSE LACRIME DI SUDORE SOLCARCI IL VOLTO.
NON CI CONOSCONO.
QUESTO STATO MASSONICO, BUROCRATICO E MATERIALISTA CREDE GIA’ DI AVER VINTO; LA CHIESA SI E’ ARRESA ED I SACRI PRINCIPI CHE DETTERO VITA AI PATTI LATERANENSI SONO ORAMAI SBIADITI E DIMENTICATI DA UN POPOLO RESO SORDO ED APATICO DA TROPPI LUSTRI DI COLPEVOLE TORPORE.
BAMBINI MAI FATTI NASCERE O DATI IN AFFIDAMENTO A COPPIE DI SODOMITI; CASE POPOLARI ED ASILI OCCUPATI DA IMMIGRATI OSTILI ALLA NOSTRA CULTURA; SPAZI PUBBLICI SPRECATI PER COSTRUIRE MOSCHEE E SINAGOGHE; BABY GANG PADRONE DEI NOSTRI QUARTIERI; FAMIGLIE DI ITALIANI GETTATE DALLE BANCHE NEL BARATRO DELL’USURA…
ECCO, I GIACOBINI FESTEGGIANO LA REALIZZAZIONE DELLA LORO SOCIETA’ PERFETTA; L’ANARCHIA CAPITALISTA E MONDIALISTA HA REALIZZATO IL PROPRIO SOGNO DI UNA SOCIETA’ MATERIALISTA, ADDORMENTATA E FACILMENTE CONTROLLABILE TRAMITE IL RICATTO DEL DEBITO PUBBLICO E LA MODIFICA DEL COSTO DEL DENARO.
VOLEVANO UN POPOLO DI SCHIAVI, DI INETTI, DI CONSUMATORI E CI SONO QUASI RIUSCITI.
ERIC BLAIR LO AVEVA PREDETTO, MA LA REALTA’ HA GIA’ SUPERATO LA SUA FANTASIA E DELLA FAUSTA ED ACCECANTE LUCE DI UN TEMPO GLORIOSO NON E’ RIMASTA CHE UNA PICCOLA STELLA LONTANA. LA NOSTRA. LA PRIMA STELLA DEL MATTINO.
CAMERATI, IN ALTO I CUORI! CAMERATI, IN PIEDI!
ARMIAMOCI DI BALDANZA, VESTIAMOCI DI FEDE, GALOPPIAMO L’ONORE, RINCORRIAMO LA GLORIA, RAGGIUNGIAMO LA PATRIA. AVANTI!
ABBIAMO ASCOLTATO INUTILI PAROLE DA CHI SI FINGEVA NOSTRO AMICO; ABBIAMO PAZIENTATO TROPPO A LUNGO CON I DEBOLI CHE RIMANEVANO INDIETRO, ABBIAMO CONCESSO UNA POSSIBILITA’ A CHI CI HA TRADITI.
ABBIAMO SBAGLIATO.
CAMERATI, MILITANTI ABILI E TENACI CHE TENETE IL VESSILLO DI FORZA NUOVA INCOLLATO AL PETTO, GIOVANI CHE LANCIATE IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO, RAGAZZI CHE NON CONOSCETE LA PAROLA “IMPOSSIBILE”, ITALIANI FIERI DELLA PROPRIA TERRA, IN MARCIA!
TERMINATO IL FOLCLORISTICO MOMENTO DI ECCITAZIONE DOVUTO ALLA VITTORIA MONDIALE DEGLI AZZURRI, NOI SOLI, NOI UNICI, NOI POCHI SAREMO I SOLI A PORTARE ALTO IL TRICOLORE.
CANTEREMO ANCORA L’INNO A ROMA; GRIDEREMO SEMPRE PIU’ FORTE IL NOSTRO “ME NE FREGO!”, INTONEREMO LA CANZONE DELLA GIOVINEZZA E DEL NOSTRO ARDIMENTO.
CAMERATI, FRATELLI CHE NON VI SIETE MAI FATTI SCALFIRE DAL SISTEMA, QUESTA LETTERA E’ PER VOI.
COMPATRIOTI ORGOGLIOSI DI AVER RINUNCIATO ALL’ORO INFAME PER POTER SCRIVERE COL SANGUE “IO NON HO TRADITO!” QUESTA LETTERA E’ PER VOI.
GIOVANI STUDENTI CHE AVETE IMPARATO NONOSTANTE I VOSTRI PROFESSORI SESSANTOTTINI; BALDI UNIVERSITARI CHE NELLA GOLIARDIA TENETE ALTO LO SPIRITO RIBELLE DI UN TEMPO, QUESTA LETTERA E’ PER VOI.
ANZIANI E SAGGI REDUCI CHE ALZATE CON IMMUTATA FEDE LE VOSTRE INSEGNE PER ONORARE GLI EROI CADUTI, QUESTA LETTERA E’ PER VOI.
CAMERATI, IN SETTEMBRE TORNEREMO AD OCCUPARE LE PIAZZE, LE VIE, GLI ANGOLI DELLA NOSTRA CITTA’. RICOMINCIA LA LOTTA. RICOMINCIA LA VITA.
MENTRE MARCEREMO GUARDEREMO LA NOSTRA STELLA ILLUMINATA DAI FRATELLI CHE CI HANNO PRECEDUTO; SCORGEREMO IL SORRISO DI RAMELLI E LO SGUARDO DEI MATTEI. SALUTEREMO ROMANAMENTE MANTAKAS ED ALAIN ESCOFFIER. CI METTEREMO SULL’ATTENTI PER ONORARE I CAMERATI ITALIANI ED EUROPEI CHE CI HANNO INSEGNATO A VIVERE E CHE CI INSEGNERANNO A NON MORIRE MAI.
CARISSIMI CAMERATI CAVESI E DELLA PROVINCIA DI SALERNO, ORA MI RIVOLGO A VOI.
ABBIAMO TROPPA ESPERIENZA E TROPPO BUON SENSO PER CREDERE A FACILI E PUERILI ILLUSIONI. SAPPIAMO BENE COSA CI ASPETTA.
CONOSCIAMO I NOSTRI NEMICI, NON LI RISPETTIAMO, NON LI TEMIAMO.
FRA UN PAIO DI SETTIMANE TORNEREMO IN MOVIMENTO, ALLESTIREMO BANCHETTI E PRESIDI , FAREMO VOLANTINAGGI E SIT-IN IN PIAZZA .
FORZA NUOVA ANCORA UNA VOLTA FARA’ PARTE DELLA VITA E DELLA QUOTIDIANITA’ PADOVANA E DELLA PROVINCIA PER DARE AI PURI UN PUNTO DI RIFERIMENTO ED AI MATERIALISTI UNA LEZIONE DI MORALE E DI CIVILTA’.
SIATE PRONTI CAMERATI. L’ORA STA PER SCOCCARE.
SILENZIO, FATE QUADRATO! IL POPOLO CI GUARDA, I PAVIDI CI OSSERVANO, I NEMICI CI TEMONO, SAN MICHELE CI PROTEGGE, DIO E’ CON NOI!
ORA FRATELLI E’ TEMPO DI TACERE, E’ TEMPO DI LOTTARE, E’ TEMPO DI SOFFRIRE.
ORA TOCCA A NOI!
QUESTO E’ IL NOSTRO TEMPO CAMERATI!

LASCERO’ ATTIVI I COMMENTI A QUESTO POST IN MODO DA POTER LEGGERE IL “PRESENTE!” DEGLI EROI E LE INGIURIE DEGLI STOLTI…

L' occultismo delle morti bianche


L’Italia è l'unico dei Paesi europei e democratici ad avere un sindacato di Stato. Il problema nacque quando il governo del Cln dovette decidere cosa avrebbe fatto del sindacato unico di Stato costruito dal fascismo. La scelta fu di affidare alla Confederazione del lavoro, allora unica, ma già composta da comunisti, socialisti e democristiani, la gestione dei beni delle istituzioni corporative sindacali. Chi si opponeva a questa omologazione di tutte le correnti sindacali in un unico organismo fu il segretario socialista Bruno Buozzi che venne fucilato dai tedeschi a La Storta dopo la liberazione di Roma. Ci furono molti misteri circa quella morte.
Il sindacato unico nacque con un patrimonio ereditato dal fascismo e con la medesima concezione di sindacato di Stato, che era democratico perché si articolava in tendenze politiche, quelle già indicate. Fu possibile nel ’48 giungere all’uscita dei democristiani della Cgil, senza toccare il principio della spartizione tra i sindacati dei beni del passato regime. Alla base del concetto fascista, vi era quello di separare i sindacati dai lavoratori, impedendo l’elezione diretta dei rappresentanti sindacali. Ciò venne mantenuto con il monopolio delle liste presentate dai sindacati di partito. L'idea base era quella di mantenere la collaborazione dei partiti antifascisti, pensando che proprio il sindacato di Stato avrebbe favorito lo sviluppo della classe operaia. Ma questo concetto era tutto identico a quello del fascismo, perché era inteso a gestire il lavoro in modo che esso fosse omogeneo alla struttura politica del potere in Italia.
Vi fu chi si oppose a questo disegno. Fu un sindacalista cattolico, Giuseppe Rapelli, che fondò nel '57 alla Fiat il sindacato dell'Automobile che raccolse i massimi consensi nelle elezioni interne. La linea cattolica della democrazia sindacale si opponeva al sindacalismo di Stato e di partito. Fu naturalmente linciato, il sindacato dell'Automobile venne chiamato sindacato «giallo» dal capo dei sindacati democristiani piemontesi, Carlo Donat Cattin, che riuscì ad ottenere l'appoggio della Dc guidata da Fanfani al blocco del tentativo di democrazia operaia. Alla Fiat sorse più tardi il movimento dei «quarantamila», ancora una rivolta dei lavoratori aventi il compito nell'azienda di mettere fine a uno sciopero che non terminava mai.
I sindacati di Stato sono fondati sul privilegio, e per confermarlo vengono loro affidati enti previdenziali, enti assistenziali, persino la cooperazione con il Terzo mondo, sono considerati a tutti gli effetti come un braccio sociale dello Stato. Gestiscono le buste paga, le pensioni, le imposte, sono un modo di controllo politico per garantire l'omogeneità tra il lavoro e le istituzioni. In questo modo sono diventati anche dei privilegiati: «L'altra casta» che Stefano Livadiotti ha descritto con tanta efficacia. Il punto forte del libro è soprattutto quello di denunciare le «allegre finanze del sindacato». E vi è un punto teorico di principio: la critica del sindacato alle commissioni di fabbrica impedendo che vi siano alternative a esse e togliendo alle commissioni interne il diritto di autorappresentazione. Tra il sindacato postfascista e quello fascista vi è la continuità del controllo della democrazia nelle fabbriche come chiave della stabilità politica del paese. Ciò ha impedito un collegamento tra i lavoratori sul terreno e la loro rappresentanza sindacale.
Ci domandiamo se le morti bianche, le morti sul lavoro, siano dovute al fatto che i sindacati della triplice hanno espropriato i lavoratori della loro rappresentanza diretta. Sembra paradossale, ma gli incidenti sul lavoro indicano la necessità che siano i lavoratori stessi impegnati nella singola azienda a giudicare la validità delle norme di sicurezza. Se ci fosse la democrazia sindacale, e se la commissione interna fosse pensata come la chiave di essa, i lavoratori sul terreno avrebbero avuto più autorità e più competenza. Quello che sanno fare i sindacati della triplice è solo organizzare l'occupazione di strade e ferrovie e protestare per una morte bianca. Non pensando che se esistesse la democrazia interna nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro l'autorità e la competenza dei rappresentanti eletti avrebbe più peso anche nei confronti del patronato.
Liberazione, l'organo di Rifondazione comunista, racconta come gli operai di Mirafiori hanno motivato il loro voto in queste elezioni politiche: sostenendo che i «rifondatori» parteggiavano per omosessuali e immigrati e non per i loro rappresentati, i cittadini operai. Se il voto politico dovesse tradursi in responsabilità sociale, questo sarebbe un problema complesso e non da archiviare. La Costituzione aveva previsto la registrazione dei sindacati e la legge sullo sciopero negli articoli 39 e 40. Ma qui la Costituzione è rimasta lettera morta.